< |
DOMENICO CARROORBIS MARITIMUSLa geografia imperiale e la grande strategia marittima di RomaRECENSIONEdi Danilo Ceccarelli Morolli
|
Mi accingo con vivo piacere a recensire il presente volume dell’ammiraglio Carro che — lo premetto subito — colma un settore della storia della geostrategia con particolare riferimento alla civiltà romana.
Tutti ricordano, certamente, il libro di Edward Luttwak (in edizione italiana: La grande strategia dell’Impero Romano, Rizzoli 2013), con cui si pose sul tappeto il problema appunto della visione della geostrategia dell’Antica Roma. Ritengo dunque che la monografia di Carro si ponga nel solco di questo filone di studi — che oltre oceano vede insigni studiosi come per esempio M.R. Sheldon — e che qui in terra d’Italia sta scorgendo un rinnovato interesse e fermento.
Il volume è in realtà un vero e proprio trattato sul tema. Al fine di dare contezza al lettore ne indico volentieri la struttura come segue. In nove capitoli l’A. riesce a tratteggiare, con grande chiarezza espositiva e con attenzione alle fonti, il quadro della proiezione strategica marittima di Roma nell’età del principato. Dopo un primo capitolo, direi introduttivo, dedicato alla Pax Augustea e costruzione dell’Impero (pp.5-23), l’A. pone un interessante e utile capitolo secondo su Conoscenze geografiche, cartografia e documenti nautici (pp.25-40) ricordando così, de facto, al lettore il binomio imprescindibile tra cartografia e geopolitica e quindi geostrategia. Quindi, il volume prosegue in altri capitoli come segue: cap. III - Presenza navale nel Mediterraneo e ruolo strategico delle flotte imperiali (pp.41-70); cap. IV - Presenza navale nell’oceano Atlantico e proiezioni verso le isole (pp.71-94); cap. V - Presenza navale nel Mare del Nord e proiezioni nell’oceano Settentrionale (pp.95-112); cap. VI - Presenza navale nel Mar Nero e proiezioni verso il mar Caspio (pp.113-136); cap. VII - Presenza navale nel Mar Rosso e nel Golfo Persico (pp.137-178); cap. VIII - Proiezioni verso l’oceano Meridionale (pp.179-208); cap. IX - Proiezioni nell’oceano Indiano e nel Mar Cinese Meridionale (pp.209-266); e infine un ultimo capitolo, il X - Strategia marittima dell’alto Impero (pp.267-289). Conclude il volume una lista delle abbreviazioni (pp.290-292) a cui segue un elenco delle fonti antiche citate (pp.293-297) e infine una corposa e ben fatta bibliografia (pp.298-315) nonché un elenco delle illustrazioni (pp.315-320).
Decisamente un’opera ben fatta, particolarmente interessante sia per il lettore nonché per il ricercatore che ha così la possibilità anche di avere sotto mano le fonti antiche, presentandosi così come una monografia veramente ricca di dati utili. Ciò che emerge dalla lettura del volume è che Roma ha posseduto una percezione chiara della propria potenza marittima e navale e parimenti si mostra come antesignana, in molti casi, della geostrategia moderna. Infatti, l’A. afferma che: «(…) emerge piuttosto nettamente la capacità dei Romani di condurre delle oculate analisi geopolitiche e geostrategiche e di saper individuare, su quelle basi, delle strategie marittime rispondenti e di lunga durata, vista la contestuale stabilità degli scopi perseguiti dal potere imperiale sotto il principato dei vari Cesari» (p.287). Aggiungo che tale capacità era del tutto empirica e de facto in quanto — come ben noto — la geopolitica è una disciplina tutto sommato alquanto recente. Tuttavia appare chiaro che Roma abbia posseduto una chiara percezione geopolitica e geostrategica e che la storia dell’Impero Romano d’Occidente, prima e d’Oriente poi, testimoni ciò.
Il risultato del volume dell’ammiraglio Carro è dunque quello di un vero e proprio manuale, che risulta così essere decisamente vantaggioso per tutti ma anche per i settori scientifico-disciplinari di storia romana e di diritto romano poiché — come cerco di affermare da tempo — la visione giuridica spesso si accavalla, anche in età antica, con quella che oggi noi denominano sic et simpliciter geopolitica.
Nel formulare vivi rallegramenti all’ammiraglio Carro, mi sento di caldeggiare particolarmente tale volume per il lettore della Rivista Marittima.