DE NAVALI (Capitolo XIX dei Tactica, ovvero del |
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Si tratta dell'intero Capitolo XIX dei Tactica, di Leone VI, detto "il Saggio" o "il Filosofo", imperatore d'Oriente negli anni 886-911 d.C.. Nella redazione del presente testo, ci si è basati sulla seguente
versione latina dell'opera:
- Leonis imperatoris, De bellico apparatu liber, e graeco in latinum conversus, Ioan. Checo Cantabrigiensi interp., Typis Conradi Waldkirch Ære Lazari Zetzneri, Basilea, 1595
[2] Nella versione latina: "de navali proelio".
[3] Nella versione latina: "praefecti".
[4] Il testo originale parla sempre di dromoni, termine che nella versione latina è stato tradotto in triremi ("Dromones, id est Triremes"), poiché entrambe queste parole avevano finito per indicare non tanto lo specifico tipo di unità che era così denominato, quanto una qualsiasi nave da guerra. Per tale motivo, come si è già fatto nel testo di Vegezio per il termine liburna, la parola dromone (ed il suo equivalente trireme nella versione latina) è stata ovunque tradotta in italiano con il termine generico di "nave da guerra", oppure , se non c'è rischio di confusioni, anche solo con le parole "nave" o "unità".
[5] Nella versione latina: "Navarche".
[6] Si accenna qui al cosiddetto fuoco greco, un composto esplosivo inventato nel VII sec. d.C., e che costituì un'arma incendiaria peculiare delle flotte bizantine. Questa parte, pertanto, non deriva dalla esperienza delle flotte di Roma antica, che usavano vari tipi di proiettili incendiari, ma non il fuoco greco.
[7] In questo paragrafo, nella versione latina, il comandante della nave viene indicato sia con la parola "navarchus", sia con il titolo di centurione, poiché l'equipaggio di ciascuna nave era assimilato ad una centuria.
[8] È il ben noto tipo di nave mediterranea che si diffuse nel Medio Evo, ereditando le pregevoli caratteristiche di velocità e manovrabilità delle liburne dei Romani.
[9] Nella versione latina: "naves onerarias & equiferas".
[10] Macchina bellica per il lancio di grossi proiettili, che venivano scagliati da un cucchiaio posto all'estremità di una stanga incernierata alla sommità di una torre di legno ed azionata da un contrappeso.
[11] Nella versione latina: "imperator".
[12] Vedi nota 6.
[13] L'invenzione di questo tipo di arma venne attribuita ad Annibale, negli anni in cui cercava senza successo di ottenere una rivalsa contro i Romani o i loro alleati (Capitolo XXX).