La strada per l'Impero



Sanatos-peuple sage      

Ave Cesare,

Il tuo impero, come l'hai ottenuto? Voglio dire, quale è stata la tua giovinezza e che strada hai preso per giungere fino allo status di imperatore? Grazie della tua risposta e a presto.
Pace a te,

Damien.C



Augusto      

L'Imperatore Cesare Augusto a Damien, salve.

Quello che chiami lo status di imperatore è qualcosa che non esisteva prima di me. Mi sarebbe quindi stato impossibile, all'epoca della mia giovinezza, prescegliere la strada lungo la quale avrei potuto pervenire a questo risultato inimmaginabile.
Ho già parlato della mia giovinezza in parecchie delle mie precedenti lettere. Potresti limitarti a leggere quelle che sono intitolate «Chi sono» (III), «Mio padre adottivo» (IV) e «Evento memorabile» (XXXVIII). Vi si trovano gli elementi salienti sulla mia giovinezza, sull'empietà degli assassini di mio padre, il divo Giulio Cesare, e sulle mie prime reazioni alla notizia di quella uccisione che aveva agghiacciato dall'orrore il mondo intero.
A partire da quel momento, fui perfettamente cosciente che il mio primo dovere era quello di onorare la memoria di mio padre, assicurando alla giustizia tutti i suoi assassini e conducendo a termine il vasto programma di riforme ch'egli aveva appena iniziato.

Per poter procedere in tale direzione, dovetti innanzi tutto superare un'interminabile serie di difficoltà, di insidie e di guerre, poiché la vecchia oligarchia trovava sempre dei nuovi mezzi per scongiurare il pericolo ch'io potessi indebolire i suoi sconfinati privilegi. Ma ero molto più giovane, più resistente e più ostinato dei miei avversari. Dopo aver punito i parricidi, ripreso il controllo dell'Italia, liberato la Sicilia dalle flotte dei pirati, annientato nelle acque di Azio l'immensa flotta della coalizione orientale condotta da Antonio e Cleopatra, e donato al popolo Romano la nuova provincia d'Egitto, pervenni infine a ristabilire l'ordine, la legalità e la pace sulla terra e sui mari.

A quel punto, rimisi nelle mani del Senato e del popolo Romano i poteri eccezionali ch'essi mi avevano conferito per fronteggiare i pericoli che minacciavano la Repubblica.
Fra i vari onori che mi vennero allora offerti, accettai volentieri di assumere il prenome di «Imperator» (cui avevo peraltro già diritto per eredità paterna) e, qualche tempo dopo, certi poteri particolari che erano già previsti dalle leggi romane. Fra questi ultimi, vi erano soprattutto i poteri tradizionali dei tribuni della plebe ed un'autorità proconsolare maggiore nelle province che mi erano state affidate. Ma la dignità che ha meglio contraddistinto il mio ruolo preminente è stata quella di principe del Senato (cioè il primo dei senatori), poiché la parola principe finì per assumere il significato di primo cittadino della Repubblica.

Il motivo per cui scelsi di mantenere questa posizione preminente è molto semplice. Non lo ripeterò qui, perché ne ho già parlato in questa corrispondenza. Potrai trovarlo nella mia lettera «La Repubblica» (XXXII).

Vale,

IMP. CÆS. AVG.


quebec

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