I bei ragazzi



Nicolas      

Salve Augusto!

Vorrei sapere se eri attratto sessualmente dai bei ragazzi, come tuo padre adottivo Cesare.

Nicolas.



Augusto      

L'Imperatore Cesare Augusto a Nicolas, salve.

Quando ho potuto dare un'occhiata a qualcuno dei vostri libri di storia, che mi sono stati passati dai prefetti del Dialogus, sono stato enormemente sorpreso dall'importanza che essi attribuiscono ad ogni forma di diceria aberrante. Ho anche avuto la sensazione che ciò corrispondesse ad un'inconfessabile predilezione di certi storici per gli aspetti più sordidi della natura umana. È come se questi autori avessero scelto di concentrarsi sulla sola ricerca delle debolezze e dei vizi, veri o presunti, dei personaggi più importanti, anziché provare a comprenderne in profondità gli autentici meriti, inducendoci in tal modo ad imitarne le migliori qualità.
Ho peraltro visto che questo compiacimento nei confronti delle perversioni, degli eccessi e degli aneddoti più immorali ha fatto prendere per buone molte calunnie ridicole e visibilmente assurde. Per esempio, uno dei miei lontani pronipoti è diventato celebre per aver incendiato Roma, mentre venne ovviamente straziato da quel terribile disastro, ed avrebbe ben più meritato d'essere onorato come uno dei maggiori edificatori della storia.

Il tuo modo di pormi la tua domanda, con quell'allusione a mio padre Cesare, mostra chiaramente che sei stato sensibilmente influenzato da uno di quei pettegolezzi ai quali i testi di storia non hanno mai voluto rinunciare. Dovrò alloro risponderti prima di tutto su questo punto, per confutarlo, poiché altrimenti darei l'impressione di confermare tacitamente quello che hai detto.

A Roma, com'è sempre avvenuto in tutte le città di questo mondo ed in tutte le epoche, la maldicenza era una delle armi di cui si servivano gli invidiosi nell'illusione di poter risollevare la propria sorte abbassando la reputazione dei loro avversari. Certe calunnie potevano essere smascherate abbastanza facilmente, e ciò le rendeva del tutto effimere. Ma altre erano meno verificabili, e lasciavano una traccia ben più persistente. In certi casi, se esse facevano il gioco dell'oligarchia dominante – la potentissima classe senatoria – esse continuavano ad essere alimentate da tutti gli opportunisti, divenendo poco a poco delle “possibili” verità sulle quali vi era una larga convergenza di opinioni qualificate; ed era così possibile farle passare sempre più come delle verità indiscutibili.

È un po' quello che è avvenuto, per il divo Giulio Cesare, con il solo episodio nell'ambito del quale si sarebbe potuto lasciar credere ch'egli avesse avuto dei rapporti omosessuali.
Egli era allora giovanissimo, ed aveva appena intrapreso la propria carriera recandosi nella provincia romana d'Asia, in veste di aiutante di campo del pretore Marco Minucio Termo. Essendo stato inviato da quest'ultimo nel regno di Bitinia per radunarvi la flotta, ottenne tutto ciò che occorreva dal re, Nicomede, presso cui egli soggiornò brevemente. Poi salpò con tutte le navi, passò i Dardanelli e ricondusse la flotta nell'Egeo, dove essa doveva effettuare la spedizione navale contro l'isola di Lesbo, che si era rivoltata.
Egli stesso partecipò valorosissimamente allo sbarco ed alla presa di Mitilene, la capitale dell'isola. Si impegnò personalmente in un combattimento disperato, per andare in soccorso di un gruppo di soldati romani caduti in un'imboscata sul suolo nemico, e salvò loro la vita uccidendo coloro che li minacciavano. Questa azione gli valse la corona civica, una delle più alte decorazioni militari. I Romani la considerano talmente importante che colui che l'ha ricevuta conserva per tutta la vita dei visibilissimi privilegi. Ad esempio, quando si reca agli spettacoli, tutto il pubblico – inclusi i senatori – si alza in piedi al suo arrivo.

Ora questo giovanotto veniva considerato con la massima diffidenza dai senatori. In effetti, egli aveva il torto di aver avuto dei legami familiari molto stretti con i defunti capi del partito popolare: gli aborriti Caio Mario, che aveva sposato sua zia Giulia, e Lucio Cornelio Cinna, di cui aveva egli stesso sposato una figlia. Inoltre, era giovane e prestante, perspicace e coraggioso, ambizioso e dotato d'una notevole eloquenza, nonché naturalmente predisposto al comando, grazie alle antichissime tradizioni familiari ed al suo straordinario ascendente personale. Occorreva quindi trovare un buon pretesto per sporcare la sua reputazione, tanto più che iniziava ad essere molto conosciuto ed ammirato dal popolo di Roma, così come da molte matrone che ne avevano il cuore infranto.

Quando Casare aveva compiuto la sua missione in Bitinia, aveva dovuto rinviare certe questioni amministrative per non ritardare il proprio arrivo con la flotta presso Termo. Più tardi, come ne ebbe la possibilità, tornò brevemente laggiù per sistemare quelle faccende; e lo fece con la sua consueta rapidità.
Quando rientrò in sede, i suoi soldati, per scherzare un po' con il loro comandante, che adoravano, gli dissero che immaginavano bene che il re asiatico non avesse potuto restare insensibile al fascino del giovane ufficiale romano. Essi potevano dunque supporre che Cesare fosse tornato da Nicomede per non deludere le sue attese, senza preoccuparsi che gli appetiti sessuali del re avrebbero potuto risultare pericolosi, tenuto conto dei costumi depravati dei sovrani dell'Oriente.
Il divo Giulio fu molto divertito da questa burla, che era un pochino impertinente, ma ch'egli accettava volentieri poiché la prendeva come un segno del buon rapporto di fiducia, familiarità ed affetto che si era stabilito fra sé stesso ed i suoi soldati. Non aveva d'altronde alcun motivo di preoccuparsi per questa innocente invenzione, che non era priva di spirito, e che era partita come un complimento indiretto per il suo fascino e come un'amabile canzonatura diretta soprattutto alla strana idea che i suoi soldati si erano fatti sui costumi dei re ellenici.

Ma quando questo scherzo giunse alle orecchie di coloro che detestavano Cesare, esso parve loro come il più squisito dei manicaretti per le loro fauci affamate di maldicenze. Qualche piccola amplificazione qua e là bastarono a farne un'inconfutabile testimonianza delle dicerie che avrebbero circolato – secondo loro – sulla manifesta impudicizia di Cesare, che si sarebbe chiaramente prostituito al re Nicomede. Questa squallida calunnia venne poi ripresa, a turno, da molti suoi avversari, quando non trovavano niente di meglio per screditarlo. È così ch'essa ha finito per divenire la velenosa sciocchezza che rimane a disposizione di tutti i mediocri che vogliono criticare Cesare a buon mercato.

Se vuoi sapere com'era il vero Cesare, dimentica quella sciocchezza. Il divo Giulio non ha mai preso in considerazione i rapporti sessuali con gli uomini, né nella vergognosa e condannabile posizione di sottomissione, né nella più naturale posizione opposta. Per riprendere le tue parole, i bei ragazzi non gli interessavano, e soprattutto non ne era per nulla attratto sul piano sessuale. Per contro, ebbe una ben nota e certamente veritiera fama di seduttore di donne. Quando ero giovane, il lungo elenco delle matrone romane e delle regine ch'erano state sue amanti non era certo un mistero nell'Urbe.

Quanto a me, non ho mai avuto interessi differenti. Da punto di vista puramente estetico, posso ammettere che i bei ragazzi, così come le belle ragazze, rappresentino una delle più felici categorie di prove mediante le quali la Natura dimostra la sua capacità di creare la bellezza.
Ma negli uomini, giovani o vecchi ch'essi siano, la bellezza fisica non rientra davvero fra le qualità alle quali attribuisco una effettiva importanza. Ciò che ho sempre voluto considerare con la massima attenzione sono le loro reali capacità, il loro atteggiamento e l'insieme delle loro virtù.
Per contro, è innegabile che la bellezza aggiunga alle fanciulle ed alle matrone un valore particolarmente apprezzabile, che si mescola meravigliosamente con tutte le altre qualità, conferendo alle virtù il massimo splendore ed attribuendo a questi esseri un fascino incomparabile.

Penso che questo dovrebbe bastare per rispondere alla tua domanda. Ogni altro dettaglio sulle mie relazioni intime mi parrebbe contrario alla decenza.
Posso solo aggiungere che sono stato anch'io vittima di alcune maldicenze di cattivo gusto. Esse vennero generate da tre personaggi contro i quali dovetti combattere perché avevano preso le armi contro la Patria. Ma non feci mai nulla per smentire le loro volgari bugie, poiché queste non dimostravano null'altro che la trivialità delle bocche che le avevano pronunciate.

Vale,

IMP. CÆS. AVG.


quebec

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